
Il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov con Aleksandr Lukashenko
Il capo della diplomazia russa si trova a Minsk, dove ha incontrato il contestato presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, appoggiato dal Cremlino e criticato da Ue e Usa per la violenta repressione delle manifestazioni antiregime e per i probabili massicci brogli elettorali alle presidenziali di agosto che hanno scatenato la protesta. "Questa non è una questione di democrazia, penso solo che non possiamo dare questa costituzione a un presidente che non conosciamo, sarebbe un disastro", ha detto Lukashenko, citato dall'agenzia pubblica bielorussa Belta. "Quando la nuova Costituzione sarà in vigore, non sarò il presidente", ha dichiarato, dichiarandosi favorevole a modificarla.
Migliaia di manifestanti che chiedono le dimissioni di Lukashenko sono scesi in piazza a Minsk ogni fine settimana dopo le elezioni del 9 agosto che hanno visto il sessantaseienne uomo forte, al potere dal 1994, rivendicare un sesto mandato. Le autorità hanno finora represso le proteste con ondate di arresti e violenze.
La nuova dichiarazione di Lukashenko arriva all'indomani dell'incontro con il ministro degli Esteri russo, Lavrov, che ha spiegato come Mosca auspichi in una situazione presto "calma e stabile" ritenendo che "l'avvio della riforma costituzionale, iniziata dalla leadership del Paese, contribuirà ad ottenere questo risultato".